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29 APRILE 2008

 
 
 

 

Pronto, chi terrorizza?
Strategie elettorali: lo stupro come esca politica

Dunque ha vinto la campagna del terrore, pompata ad arte, in modo invasivo, capillare e condizionante. Il congegno della paura e della sicurezza messo a punto dallo staff del candidato sindaco Alemanno, quello col “simbolo religioso” della croce celtica appeso al collo; quel simbolo che per intenderci è sempre affiancato alla svastica nella firma delle azioni e aggressioni fasciste di questi ultimi anni; quello accolto e festeggiato al Campidoglio dal coro “duce duce” e saluto romano…

La campagna dunque, ha avuto per tema la paura, soprattutto la paura delle donne di essere violentate. Violentate da immigrati, con indicazione di provenienza, cioè rumeni. Il caso della ragazza stuprata e accoltellata alla stazione La Storta ne è stato la chiave di volta.

Gestito tanto “ad arte”, al punto che “se non c’era bisognava inventarlo”; -la magistratura indagherà-, a noi lascia una indicibile, profondissima, amarezza per l’azione strumentale di puro sciacallaggio politico praticato sul corpo della vittima chè è anche uno stupro potenziale e ideale a tutte le donne, quando i corpi violati sono convertibili in bonus politici, in esca elettorale, infine in voti.

Ecco che cosa ha fatto lo staff del sindaco: ha preso il telefono e con migliaia di telefonate, ha instillato via cavo il seme della paura, in particolare per le donne, di quella paura. Dopo il “lei per chi vota?”, se la risposta non era gradita, si passava subito al “…ma lei che è donna, non ha paura di essere violentata?” Tremendo.
Tremendo pensare che questa strumentalizzazione abbia funzionato.
Tremendo instillare la paura, tremendo sfruttare la paura.

Per chi segue la cronaca e fa due calcoli, o segue quelli già fatti dagli istituti di statistica ecc., sa che la maggior paura che deve avere una donna è quella di essere maltrattata, violentata o ammazzata in casa, cioè dal partner. Questi dati però non fanno notizia, sono un periodico, insignificante, freddo elenco di numeri che non suscitano interesse; noi li ripetiamo e li ripetiamo, li commentiamo, li contestualizziamo, cerchiamo di capire perché, dove si può intervenire, come si può cambiare…

Indichiamo i primi della lista cioè mariti, padri, fidanzati; uomini di casa nostra; e indichiamo, quando capita anche l’uomo venuto da fuori.
Ma nella campagna di questa primavera nera invece, i primi non esistono, quando gli uomini sono di casa, le notizie di violenza si riducono a quattro righe in cronaca e la vittima o è sempre almeno un po’ consenziente, o scompare, diviene un nulla, svanisce; non ha voce, non ha corpo, non ha diritto.

L’uomo venuto da fuori è invece colpevole, gravemente colpevole e il corpo della vittima diventa quell’oggetto che si usa per liberarsene. Né più né meno.
La categoria “donna stuprata“, in questo periodo è stata un oggetto potente per liberarsi del reo e di tutta la sua génìa (pensate agli sgomberi dei campi rom dopo il caso di Giovanna Reggiani); e poi, un oggetto potente che ha fatto guadagnare voti a chi l’ha saputo usare bene.
Questo ha fatto lo staff del candidato sindaco Alemanno;
ha sfruttato la paura ed è passato all’incasso.

Gli sconfitti piangono e nella loro autocoscienza dicono di aver sottovalutato il problema “sicurezza”, questo che sembra per scimiottamento diventato l’enorme, gigante, planetario, assoluto problema per cui incominceranno a rincorrere i vincitori, magari riusciranno anche a superarli a destra… Cofferati docet.

E’ di queste operazioni carognesche che dovremmo aver paura, di questa falsificazione della realtà, di questo agire in nome e per conto delle donne che è un agire da gran bastardi perché delle donne non gliene può fregare di meno, e non sono le donne, non siamo noi a dargli mandato, a chiedere pogrom e pulizia etnica, non siamo noi a invocare politiche securitarie che oggi fanno rima con leggi e azioni liberticide.

Lady Rauti in Alemanno, nera doc, “tecnica” delle quote rosa, dopo il primo punto del suo programma personale da first lady, cioè: “sicurezza”, al secondo posto mette: “azioni positive per le donne”. Come dovremmo interpretarle? Fidarci? Come si fidarono Donatella e Rosaria quando salirono sull’auto di quei tre ragazzi della Roma bene, figli di quella genìa, i cui parenti politici oggi si affacciano dal balcone del Campidoglio?
Dovremmo averne paura anche se
sono romani e non rumeni?
La violenza è violenza da chiunque e su chiunque sia compiuta, ma fra quanti la compiono, soltanto i primi hanno saputo sfruttarla così bene al punto di trarne profitto politico.
“Come si può strumentalizzare il dolore?” ha detto indignato il nuovo podestà… Beh, ora potrebbe rispondersi da solo, visto che gli ha reso così bene.

Dumbles – feminis furlanis libertaris 29 aprile 2008

 
     
     

Posted in Comunicati, Ecofemminismo.