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Elezioni ed erezioni politiche 2008

Dame,
cavalieri, martiri e ferrovieri.

Originale.
Questo giro c’è una candidata premier. La prima nella storia
della Repubblica.
Non viene dal contesto che dai tempi del primo
voto alle donne ha tentato, bene o male, di sostenere l’emancipazione
e la rappresentanza femminile; viene dal magma nero del fascismo al
quale si dice orgogliosa di appartenere. Anzi, di più. Abbiamo
da poco assistito alla sfida Santanchè vs Mussolini.
Dell’essere orizzontali … :“orizzontale sei tu…” “no, mio
nonno dice che sei tu…” ecc., per arrivare al cuore della vera
sfida che potremmo sintetizzare così: “…
duce,
duce delle mie brame, chi è la più fascista del
reame?
.
Dame
nere entrambe senza dubbio alcuno.
L’aspirante presidentessa
accolta il 29 marzo a Milano dal coro “Duce – duce” e saluto
romano sarà pure in competizione ma tutto sommato a suo agio
in questa tornata elettorale che pullula di fasci di ogni risma:
Ciarrapico e Mussolini chèz Berlusconi; Roberto Fiore balla da
solo col suo partito nazifascista Forza Nuova, e lei ospita
Romagnoli, quello che nega l’esistenza delle camere a gas. Tant’è,
a questo si è arrivati anche grazie ad una sinistra
orizzontale, persa, prona al revisionismo, lasca nell’antifascismo,
ossequiosa al clericalismo, intellettualmente e imperdonabilmente
distratta verso le infiltrazioni destrorse multiformi e diffuse nel
tessuto culturale e sociale…
Lei, quella del “futuro che non
futa” (brava Cortellesi!), provoca. Nella presentazione del suo
libro “Le donne violate”; su Panorama dice: “…un libro che
denuncia la tragedia, la segregazione delle donne dovrebbe essere
libertario, sovversivo, progressista, insomma, molto di sinistra. E
invece è la sinistra che non sa fare più il proprio
dovere…”; guarda un po’, mascella volitiva in versione
femminista; lei patronessa delle musulmane maltrattate; di quelle
immigrate/i spesso clandestine che, ripete, con compulsione
ossessiva: “bisogna cacciare a pedate nel sedere”; però…,
però una donna non può prescindere dal consenso
femminile che è pur sempre un bel bottino ed eccola nella
versione grottesca della femminista di destra.
Una mostruosità
già intravista; ci provò a suo tempo anche
l’antagonista Mussolini, a più riprese, ma in particolare
nel lontano 2003 a capitanare le parlamentari contro la legge sulla
provetta che poi prese corpo nella “magnifica” legge 40…
Camaleontesse, -con tutto il rispetto per la bestia-, come lo è
tutta questa destra raccontata nel doc. Nazirock,
nelle svastiche e nelle celtiche, nelle aggressioni, nelle
intimidazioni, nel populismo, nel doppiopetto e nel manganello e ora
anche nei tacchi a spillo per camminare erette sugli attributi di
velluto dei camerati. Saranno, queste sue erezioni, accattivanti per
donne bisognose di un capo D come destra e D come donna? O
susciteranno solo voieurismo da parte soprattuto di U come uomini? O
solo fastidio perché taroccate come i suoi manifesti
elettorali :”Credo nella chirurgia estetica”?. Lei dice che piace
alle donne perché è un uomo (??). Molto difficile far
quadrare il fascismo emancipazionista. Anzi impossibile.
Proprio
in questi giorni poi in cui molte donne stanno manifestando in modo
vigoroso contro quelle esternazioni che riattualizzano il motto
fascista secondo cui le donne erano nate per “badare alla casa,
mettere al mondo dei figli e portare le corna”. Sorvoliamo sulla
casa e le corna, ma, stando a Ferrara, il mettere al mondo figli,
quella sì dovrebbe essere una vocazione. Così è
partito con la sua lista “Aborto? No grazie”. Ma Ferrara ci è
o ci fa? Mah. Un po’ patologico lo è, non per problemi
metabolici, per carità, ma per problemi di personalità
forse sì; il suo ergersi illuminato spirituale trascendente,
il suo vessillo dell’amore incarnato in donne partorienti a nastro,
il suo parlare per chi non ha voce, il concepito, che lo fanno
indubbiamente godere della provocazione forse lo fanno sentire anche
un po’ profeta. Incompreso. Su di lui in ogni luogo in cui posi il
piede piovono contestazioni miste ad insulti ed ortaggi, ovviamente
di chi ritiene di dover parlare per voce propria, essendo stata
bollata da assassina e quindi provocata. Non era che “chi semina
vento raccoglie tempesta”? Sul Corriere della Sera (6 aprile)
Ernesto Galli della Loggia lo dipinge come un martire consegnato “
in pasto alla demonizzazione estremistico- femminista “, Miriam
Mafai avrebbe voluto essere con lui sul palco di Bologna a
sostenerlo, Daniela Santanchè lo accoglie nel club dei
fascisti e Fausto Bertinotti gli manda la sua solidarietà…
A
questo punto si capisce che la frittata è fatta e che il
dissenso non ha più diritto di esistere, nelle piazze
sicuramente no, forse in qualche talk show televisivo addomesticato e
quindi castrato. Forse.
I membri parlanti sono quelli; chi tace
acconsente e chi protesta non può. A nostro avviso si chiama
regime, dittatura; strisciante, latente, incipiente; in dirittura
d’arrivo col Cavaliere e la sua cricca fascista, nondimeno con
Veltroni e i suoi comitati di affari. Quest’ultimo, in pieno
delirio infrastrutturale sta battendo perfino Berlusconi, al rialzo.
Se quello farà il ponte, lui vuole il TAV (Treno Alta
Velocità) in tutto il paese, una follia! E ovviamente anche
qui il dissenso non è concepito.
Ce lo spiega bene Emma
Bonino in una magnifica sintesi: (fonte ANSA) ”Esprimo,
innanzitutto, piena e forte solidarieta’ a Mercedes Bresso, Sergio
Chiamparino e Antonio Saitta. Ed anche ad Antonio Ferrentino, per le
vergognose minacce a lui dirette” dice il ministro per il Commercio
Internazionale e per le Politiche Europee, sulle contestazioni dei
manifestanti ‘No Tav’, che hanno impedito ieri sera (3 aprile) ai
presidenti della Regione Piemonte e della Provincia di Torino e al
sindaco di Torino di partecipare a un incontro in Val di Susa con la
popolazione. (
Vedi
come è andata
)
”Tira
nel Paese una brutta aria: si impedisce con la violenza a Giuliano
Ferrara di tenere i suoi comizi; si impedisce ai rappresentanti delle
istituzioni locali di incontrare la popolazione della Val di Susa.
Una rumorosa minoranza che si spaccia per alfiere della democrazia
diretta tiene in realta’ in ostaggio la grande maggioranza della
popolazione della Valle ma tiene anche in ostaggio un intero Paese,
che rischia di essere sempre di piu’ emarginato dalle grandi vie di
comunicazione europee. Non ce lo possiamo permettere”, conclude il
ministro.” E brava Bonino!
Gli intolleranti della Val di Susa si
chiedono se non sia invece che è la maggioranza della
popolazione ostaggio di una minoranza di politici mediocri.
Già…
Sulla Repubblica del 6 aprile perfino un prete (non
di quelli no global) se ne esce a dire che “la classe politica è
una schifezza sociale”.
Originale. Questo giro comunque, è
peggio del precedente. Due anni fa la campagna elettorale si
caratterizzava e concludeva con la parola coglioni in bocca allo
psiconano, oggi gli attributi maschili non sono ancora stati
ufficialmente sbandierati nei comizi, salvo le illazioni della
candidata premier su quelli di velluto in segno di spregevole
effeminatezza per i colonelli di Fini; il celodurismo di coloritura è
finito da mò, ma nell’aria aleggia un puzzo
patriarcal-fascista dove non occorrono le parole a definire gli
organi per far capire che comunque quelli suggeriscono linguaggi,
programmi e filosofia, sotto il gessato, il talare, la testa rasata o
il reggicalze.
Quando il colpevole diventa vittima e la vittima
colpevole per il solo fatto di far valere le proprie ragioni, quando
donne offese non hanno diritto di parola e alle minoranze vessate è
concesso dire solo di sì, quando stampa e media coprono e
legittimano questa operazione politica di repressione e censura, lo
abbiamo detto in altre occasioni, si compie
uno stupro civile
.
Chi rappresenta chi? Nella scena politica
di oggi è dura da definire. Molte sono dubbiose, alcune
faranno una dichiarazione di non voto, altre troveranno delle
affinità, forse sì, forse no, la maggior parte di noi,
da anarchiche non voterà perché, detto in estremissima
sintesi, non crede nella rappresentanza ma nell’autogestione
(peraltro esperienza praticata per almeno vent’anni al Centro
Sociale Autogestito di Udine); ma, al di là di tutto questo, o
forse, per colpa di tutto questo detto sopra, c’è una cosa
che in mezzo a queste erezioni di modelli imposti per noi, erezioni
di lusinghe, di sacre verità o manganelli, c’è una
cosa che ci scalda il cuore, ed è quel parlarsi fra donne di
questi ultimi tempi, quella rete, quel confronto sempre connotato da
un sentire comune intimo e collettivo che si chiama
autodeterminazione che è la misura della nostra forza e della
inadeguatezza degli/le eligendi schierati orizzontali, obliqui o
verticali. Questo ci fa capire che abbiamo prima di tutto già
dato un voto ed è a noi stesse. L’unico che noi diamo e
daremmo volentieri.
Dumbles
– feminis furlanis libertaris – 8 aprile 2008

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