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sabato19 dicembre

22 ANNI DI AUTOGESTIONE NON SI CANCELLANO CON UNO SGOMBERO!!
Giovedì 10 dicembre 2009 i carabinieri hanno apposto i sigilli al Centro
Sociale Autogestito di Udine, con il pretesto di un “sequestro preventivo”
dell'edificio che non si giustifica in nessun modo sul piano giuridico,
dato che il processo per l'occupazione del Centro Sociale è ancora in corso
e le Ferrovie non hanno mai richiesto alcun sequestro.
È fin troppo chiara la volontà politica di chiudere la bocca ad uno spazio
che da 22 anni lotta per una nuova cultura autogestita ed è sempre stato in
prima fila nella difesa dei diritti delle donne, dei migranti, del
territorio e dell'ambiente (non ultima la battaglia NO TAV), che si è
sempre battuto contro il militarismo ed ogni forma di oppressione.
Carabinieri e Digos hanno agito approfittando della riunione del Movimento
Studentesco e intimidendo pesantemente alcuni studenti che si trovavano nei
locali (e che ora vengono riconvocati in caserma per accertamenti). Non è
il primo tentativo di fermare la protesta studentesca: solo alcuni giorni
fa due studenti del Liceo Marinelli si erano visti recapitare un decreto
penale di condanna per la pacifica occupazione della scuola nell'ambito
delle proteste contro il decreto Gelmini nel 2008. Nonostante l'occupazione
non fosse stata ostacolata dal preside, schieratosi con gli studenti, è
diventata pretesto per una azione repressiva unica in Italia.
Evidentemente Carabinieri e Magistratura di Udine vogliono apparire i
primi della classe nel clima di pesante repressione che si va sviluppando
in tutta Italia fino a configurare una forma sempre più palese di fascismo.
Sembra la messa in pratica del disegno cominciato con la "strategia della
tensione" proprio 40 anni fa con la strage di Stato di piazza Fontana.
E' necessario mobilitarsi più che mai in difesa della libertà di
espressione e di organizzazione.
SABATO 19 DICEMBRE 2009 

MANIFESTIAMO TUTT* A UDINE CONTRO SGOMBERI E REPRESSIONE
 
 

 
ULTERIORI INFO A QUESTI INDIRIZZI:
 http://www.info-action.net/ csascalonuovo.noblogs.org zardinsmagnetics.noblogs.org Centro Sociale Autogestito di Udine
 
TUTTA LA RASSEGNA STAMPAhttp://www.info-action.net/
 
 
ARTICOLI DEL MESSAGGERO SULLO SGOMBERO:
Submitted by Anarchico (not verified) on Fri, 11/12/2009 – 10:10.

La palazzina delle Ferrovie dal 2006 era il punto di riferimento di decine di giovani anarchici. Ieri le operazioni dell’Arma si sono concluse pacificamente

Acqua e luce: bollette intestate regolarmente

Centro sociale sgomberato dopo 3 anni

I carabinieri hanno sequestrato l’edificio di via Scalo nuovo: scatta l’accusa di occupazione abusiva

LA CURIOSITÀ

di LUANA DE FRANCISCO

Quando i carabinieri arrivano, nel Centro sociale autogestito di via Scalo nuovo ci sono otto giovani: chiacchierano, chi sotto il chiosco in fondo al cortile e chi appollaiato sul tetto di una dependance. Lo sgombero comincia e finisce con loro. Pacifico ma inesorabile, come un fulmine a ciel sereno, sullo sfondo di un’inchiesta che vede tre persone indagate per occupazione abusiva.
L’occupazione è quella di un immobile di proprietà delle Ferrovie dello Stato: l’ormai famosa palazzina nella quale, nel giugno del 2006, gli anarchici del Csa trasferirono la propria sede, dopo il trasloco forzato dalle “casette” di via Volturno. Le persone indagate sono gli stessi tre intestatari dell’allacciamento delle utenze del Centro sociale (un 37enne, un 44enne e un 54enne) finite nel mirino dei carabinieri, durante la perqusizione effettuata in via Scalo nuovo, laterale di viale delle Ferriere, nel settembre del 2008. E fu proprio l’esito di quella perquisizione, maturata nell’ambito di un’inchiesta sulla presunta diffamazione on-line di una giornalista da parte di un giovane frequentatore del Centro sociale, a dare il via a un nuovo filone d’indagine e alla collegata richiesta di sequestro dell’immobile. Ieri, cioè quindici mesi dopo la presentazione dell’istanza (passata nel frattempo dalle mani del procuratore aggiunto Giancarlo Buonocore, a quelle del sostituto procuratore Viviana Del Tedesco), il via libera del giudice di pace Luciano Andretta (competente in materia d’invasione di terreni ed edifici) al provvedimento.
Sono le tre del pomeriggio, quando davanti alla coloratissima palazzina si fermano due suv del Nucleo investigativo, una gazzella della Radiomobile e, poco dopo, anche un’auto dei colleghi della stazione di Udine est. Il clima è particolarmente mite e gli otto ragazzi, tutti studenti (di cui soltanto due maggiorenni), ne approfittano per trascorrere qualche ora all’aria aperta: sei sono seduti nell’area attrezzata a bar, in fondo al cortile, due sul tetto di una casupola poco distante. Chiacchierano, sorseggiano bibite e fumano sigarette. Senza immaginare neppure lontanamente che, di lì a pochi minuti, quella visita li costringerà non soltanto a fare armi e bagagli, ma anche a rinunciare (per un periodo di tempo indeterminato) ad altre pause fuori e dentro il Centro sociale. L’operazione-sgombero, comunque, avviene nella più pacifica delle maniere.
Varcato il cancelletto, i carabinieri fanno la conta degli “occupanti”, identificandoli uno per uno, e passano al setaccio i locali interni, fotografando gli arredi e gli altri oggetti (in particolare, una batteria e altri strumenti musicali) distribuiti tra la cucina, le camere da letto e la sala ricreativa. Quanto basta, insomma, per fare ipotizzare una frequentazione assidua e costante della palazzina, come peraltro denunciato dalle stesse Ferrovie dello Stato attraverso una serie di querele con tanto di richiesta di sequestro. Tempo un’ora e le “pratiche” del sequestro (preventivo) sono completate. Questa volta, a sbarrare l’ingresso con catenaccio e lucchetti sono i carabinieri. Alle loro spalle, i ragazzi si allontanano silenziosi: l’autogestione, almeno per il momento, è finita.

VENERDÌ, 11 DICEMBRE 2009

Dall’epoca di via Volturno 22 anni di autogestione: concerti, convegni e ospitalità, tutto senza incidenti

La storia

Gli anarchici più maturi se lo ricordano ancora: era il maggio del 1987 e il Centro sociale autogestito cominciava a muovere i primi passi nelle due villette dell’ex mercato ortofrutticolo di via Volturno. «Eravamo e restiamo un movimento libertario», afferma con fierezza Paolo De Toni, una delle bandiere dell’autogestione friulana e tra i testimoni delle tante battaglie combattute in città e nel resto della regione in difesa degli ideali anarchici.
«Difficile dire quante siano le persone passate per il nostro Centro – sostiene De Toni –: sicuramente migliaia, in 22 anni di attività, e a decine a ogni nuova stagione, con ondate più o meno numerose». Senza differenza di sorta tra generazione e generazione, perchè ad accomunarle non sono tanto gli interessi, quanto il metodo: quello dell’autogestione. In tutti i campi, come dimostrano le svariate attività promosse prima nella sede di via Volturno e, negli ultimi tre anni, in quella di via Scalo nuovo.
Concerti, mostre, dibattiti, conferenze, videoproiezioni e, non ultima, anche un’attività di accoglienza per gli immigrati regolari ma senza un tetto (fino a un centinaio per volta, prima dello sgomebro operato dalle forze dell’ordine del ’92). La svolta arriva nel giugno del 2006, quando il cantiere per il nuovo palazzo della Regione costrinse i frequentatori del Csa a liberare le “casette” in stile liberty di via Volturno. La scelta, allora, cadde sulla vicina palazzina di due piani lasciata in stato di abbandono dalle ferrovie. E in breve rimessa in sesto dai suoi nuovi “inquilini” a colpi di pennello, scopa e rastrello. «Portammo via camionate di rifiuti – racconta De Toni – e la ripulimmo di tutta la sporcizia accumulata negli anni». Ma quel trasferimento costò caro al Csa. Sull’occupazione, gli uomini della Digos avviarono indagini, che approdarono in Procura e portarono all’iscrizione nel registro degli indagati di 36 persone. Tutte accusate di concorso in invasione abusiva e tutte finite sotto processo. (l.d.f.)

VENERDÌ, 11 DICEMBRE 2009

La replica del leader: si criminalizzano le voci indipendenti

Paolo De Toni, figura storica del Csa: provvedimento “forzato”, come la condanna ai liceali che avevano occupato il Marinelli

«Un disegno di criminalizzazione bell’e buono e che punta a stroncare ogni libertà d’espressione». Così Paolo De Toni, una delle voci storiche del Centro sociale autogestito, ha definito il provvedimento che, ieri, ha portato al sequestro della palazzina di via Scalo nuovo. «Qualcuno ha voluto forzare la situazione a fini politici – ha detto –, un po’ come è successo al “Marinelli”, con i decreti penali di condanna nei confronti di due liceali. L’impressione è che ci sia una regia che cerca qualsiasi appiglio, per poi ingigantirlo. Ma è evidente – continua De Toni – che si tratta di denunce inconsistenti: il fatto che ci siano allacciamenti di utenze non implica automaticamente un’invasione d’edificio. L’occupazione è un’azione fisica e qui non esiste alcuna documentazione in grado di dimostrarla».
A fare acqua, secondo De Toni, è l’impianto stesso del provvedimento. «É un’azione campata in aria, oltre che evidentemente forzata – afferma –, anche perchè nessuno ha mai chiesto il sequestro dell’immobile». Laddove per “nessuno” s’intende, in primis, l’azienda proprietaria dell’immobile. «Nella denuncia presentata da Ferrovie dello Stato – osserva De Toni –, non si parla di sequestri. Insomma, il provvedimento non trova alcuna motivazione. E poi – aggiunge – mi si deve spiegare quali sarebbero i reati contestati, visto che quello dell’invasione non regge. La verità è che viviamo in un clima di criminalizzazione e che c’è chi lavora per distruggere ogni voce e attività indipendente. In 22 anni – ricorda –, hanno provato in tutte le maniere a farci fuori, accusandoci di qualsiasi nefandezza. Ma alla fine ogni tentativo è fallito, proprio perchè si tratta di voci basate sul nulla».
Resta il fatto che, da ieri, il Csa non ha più una sede. E neppure, tanto per dirne una, gli strumenti musicali con i quali suonare. «Cosa faremo adesso? Ne discuteremo in assemblea – taglia corto De Toni –. Non è detto che non vengano rispolverate vecchie soluzioni. Se l’allora sindaco Cecotti avesse accolto la nostra proposta di affittarci il campeggio dei mondiali, per esempio, oggi non ci troveremmo in questa situazione. Era fuori mano, ma eravamo disposti a pagare fino a 5 mila euro l’anno». Gioco forza, insomma, la caccia a una nuova sede è aperta. (l.d.f.)

VENERDÌ, 11 DICEMBRE 2009

Ed erano già sotto processo in 36 per l’ingresso abusivo nell’immobile

L’altra inchiesta

Riprenderà il 29 gennaio il processo a carico del portavoce del Centro sociale autogestito Paolo De Toni, 56 anni, di San Giorgio di Nogaro, e di altre 35 persone accusate come lui dell’ipotesi di reato d’invasione arbitraria di proprietà altrui. Nell’ultima udienza, celebrata in settembre, il giudice monocratico del tribunale di Udine, Daniele Faleschini, aveva respinto le due eccezioni sollevate in aula dagli avvocati Andrea Sandra e Roberto Maniacco, che nel procedimento difendono tutti gli imputati. Al centro dell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Lorenzo Del Giudice, l’occupazione da parte dei frequentatori del Centro sociale autogestito, il 2 giugno 2006, della palazzina di via Scalo nuovo. Edificio di proprietà della Rete ferroviaria italiana e delle Ferrovie dello Stato, che nel procedimento penale si sono costituite parte civile con l’avvocato Stefano Alunni Barbarossa del foro di Trieste. Tra gli imputati figurano anche due dei tre indagati nel nuovo filone d’indagine aperto dalla Procura di Udine sulla scorta degli elementi raccolti dai carabinieri del Nucleo investigativo, comandati dal tenente Fabio Pasquariello, e che ipotizza la stessa ipotesi di reato prevista dall’articolo 633 del codice penale.

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