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NO OGM

CONTRO GLI OGM SCARICA IL DOSSIER COMPLETO A CURA DEL COORDINAMENTO LIBERTARIO REGIONALE

Tutti gli esseri viventi sono formati da cellule; le cellule contengono
il DNA, una macromolecola nella quale sono racchiuse le informazioni 
primarie per la vita. Il DNA, a forma di doppia elica è composto da 
una serie di unità più piccole dette nucleotidi portante ognuno una
 base azotata. Esistono 4 tipi di basi azotate: Adenina (A),
Timina (T), Guanina (G), Citosina ( C ).

Il DNA rappresenta il codice di istruzioni necessarie alla cellula
 per svilupparsi, nutrirsi, riprodursi e rispondere agli stimoli 
ambientali. Queste informazioni sono
 “scritte” nell’ordine in cui le 4 basi azotate si susseguono 
nella molecola di DNA.
Il DNA costituisce 46 unità distinte chiamate cromosomi. 
Il DNA è ereditabile e viene trasferito dalla cellula madre 
alle cellule figlie.
L’unità di DNA che contiene un’informazione comprensibile
 e traducibile dalla cellula, viene chiamata “gene”; il gene,
 quasi sempre, contiene il codice per la produzione di
una proteina.
Tutti gli esseri viventi possiedono geni il cui linguaggio 
è universale.
Le proteine svolgono la maggior parte delle funzioni vitali
 della cellula.
Le proteine sono coinvolte nella produzione dell’energia, 
nella costruzione dei vari componenti cellulari come grassi,
 zuccheri, metaboliti secondario altre proteine, 
nell’accumulo di riserve e permettono a una cellula di
“esplorare” l’ambiente circostante o di “comunicare” 
con altre cellule.

CHE COS'E' UN OGM ?
Un OGM è un vivente il cui DNA è stato modificato 
attraverso tecniche
di ingegneria genetica che permettono l’isolamento,
 la modifica e il trasferimento da un organismo 
ad un altro di sequenze di DNA.
La Direttiva europea 2001/18 definisce OGM “un organismo,
 il cui materiale genetico è stato modificato in modo diverso
 da quanto avviene in natura con l’accoppiamento e/o la 
ricombinazione genica naturale”.
Con la tecnologia della ricombinazione genetica si possono
 trasferire sequenze di DNA o geni da un organismo ad un 
altro, anche di specie diverse.
Le tecniche di trasferimento del DNA nelle piante possono 
essere di tipo biologico: utilizzando un vettore come 
agrobatterio, un microrganismo che ha la capacità di 
trasferire alcuni suoi geni nelle piante, oppure di tipo
 fisico cioè “sparando” microproiettili ricoperti di DNA 
dentro le cellule vegetali. 

L’organismo di nostro interesse, per esempio la pianta 
di mais, in questo modo acquisisce la caratteristica in
 più che si desidera, per esempio,
produce da se stessa la molecola insetticida che provoca
 la morte degli 
insetti parassiti. Questo, molto difficilmente sarebbe
 avvenuto con la selezione naturale. 

Alla base delle biotecnologie c’è un ragionamento lineare:
 all’organismo X si fanno acquisire le caratteristiche 
a, b, o c …, a seconda di quello
 che si ritiene utile. 

Ma la natura non è lineare e il gene

non è più quello di una volta e

quello che abbiamo scritto nella

prima  parte è vero, ma anche no.

E’ vero secondo il dogma centrale della biologia 
secondo il quale il flusso dell’informazione 
genetica è monodirezionale nel senso che un
 gene codifica per una proteina, ma il dogma 
si è dissolto ed è fondamentalmente errato dire 
che un gene fa qualcosa. Da un punto di
 vista generale, il gene fa una certa cosa in 
un determinato insieme di circostanze e 
un’altra in un insieme di circostanze 
differenti; esso cioè è soggetto a regolazione; 
sono le condizioni dell’ambiente
cellulare che lo attivano o lo disattivano 
in misura variabile perciò
 oggi parliamo di reti gene-proteina. 
(Noble, 2006). 

Operare però con le biotecnologie significa 
ragionare ancora in termini riduzionisti, 
un gene-una proteina. Ma da qui nascono i 
problemi.
Questo spiega l’insuccesso degli OGM, 
dall’enfasi dei primi anni a oggi
 con sostanzialmente pochi prodotti coltivati 
e commercializzati, ed una serie di dubbi 
non ancora dissolti relativi alla loro messa 
in campo. 

In breve alcune problematiche, legate 
all’espressione genica e all’impatto
 ambientale del mais BT, l’evento genetico
 (mais Bt Mon 810) che sarebbe
stato coltivato da Fidenato nei suoi campi 
e per il quale altri imprenditori
 agricoli (tra i quali [… ] a S.Giorgio 
di Nogaro, bassa friulana) hanno fatto 
richiesta di coltivazione.
Il mais BT è un mais nel quale è stato 
introdotto, insieme ad altre sequenze,
 un gene derivante dal microrganismo del 
suolo Bacillus thuringiensis,
il gene esprime una proteina (Cry1Ab) 
che, essendo tossica per i lepidotteri,
 conferisce alla pianta la capacità di 
resistere agli attacchi di lepidotteri
 dannosi, in questo caso piralide e 
sesamia.

ELEMENTO IMPRESCINDIBILE È L’IMPREVEDIBILITÀ: 
il transgene si inserisce nel genoma cellulare
 in modo casuale, ma sempre in regioni attive 
dove ne è possibile l’espressione. L’inserimento
 può impedire, deprimere o stimolare
l’espressione dei geni associati alle regioni 
attive del DNA dell’ospite ed è quindi in grado
 di influire anche su caratteristiche legate 
con la comparsa di sostanze impreviste. 

Hernandez et al. (2003) per esempio, ha sequenziato 
l'inserto genetico in MON810
 trovarono che la struttura del transgene si 
differenziava notevolmente dal plasmide originale 
come era riportato nella valutazione di sicurezza
 della Monsanto.

EVENTI INATTESI A CARICO DI ORGANISMI NON-TARGET: 
sul suolo. La tossina Bt rilasciata
 dalle radici come essudato al suolo, mantiene 
la sua attività per 234 giorni
in quanto capace di legarsi alle particelle di 
argilla dove è protetta dalla degradazione
microbica.

Studi su linee di mais Bt esprimenti la stessa 
proteina Cry1Ab hanno documentato il rischio 
di impatto sui microrganismi benefici del
suolo fondamentali per la fertilità del terreno
 e la nutrizione delle piante. (Pisani, 2008)

SU ALTRI INSETTI: 
nel 1999 Losey documentò in Nord America 
l’impatto negativo sulla farfalla
monarca (Danaus plexippus) di pollini di 
mais Bt 176 della Syngenta.
 La ricerca, pubblicata su Nature fu 
successivamente contestata, molti studi 
certificarono che era molto più alto 
l’impatto dei normali insetticidi;
ma, in ogni caso alcuni consigliavano 
ulteriori valutazioni sull’esposizione 
a lungo termine. Ma non sembra che questi
in Europa siano stati effettuati.

SULLA COMPARSA DI SPECIE RESISTENTI: 
il problema della pressione selettiva. 
L’uso prolungato di qualsiasi principio 
attivo in insetticidi, diserbanti
 ecc. con l’andare del tempo provoca
 il fenomeno della resistenza. Lo stesso 
per la messa in campo di OGM. Il quesito 
è solo di quanto questi la possono 
accelerare considerato che
l’esposizione alla tossina Bt sulla pianta
 è costante e continua.
Già largamente documentato è la vicenda del 
Roundup l’erbicida che la Monsanto produce 
inconcomitanza con la soia transgenica 
resistente allo stesso. 
Documentato è il caso dell’amaranto
 (Gaines et al. 2009)e della colza 
(ultimo caso segnalato da Nature, 
agosto 2010)

La creazione di aree buffer, di rifugio 
attorno alle coltivazioni GM con lo 
scopo di attenuare la pressione 
selettiva potrebbe non essere
sufficiente. Questo significa che anche 
gli OGM propugnati come la soluzione 
al minor uso diinsetticidi ecc. è, 
ben che vada, una soluzione
 temporanea prima di tornare alla chimica 
pesante.

SULL’INQUINAMENTO GENETICO: 
cioè la possibilità
che una pianta GM si incroci con una 
selvatica ocon una non GM.
 Il mais in Europa non ha parenti 
selvatiche con le quali incrociarsi, 
per cui non si può parlare
di perdita di biodiversità in questo 
senso, ma può incrociarsi con altre 
varietà di mais coltivato. 

Perciò si pone il problema delle 
norme di coesistenza, norme tanto 
più difficili da definire quanto 
più nelle condizioni dell’agricoltura 
europea, con una dimensione
 aziendale limitata. L’Unione Europea 
con la raccomandazione della commissione 
2003/556/CE ha stabilito
 che: “Ogni forma di coltivazione, sia questa convenzionale,
 biologica o che faccia uso di OGM, non può essere esclusa
dall’Unione Europea”.
Ma questa libertà di coltivazione per chi vuole coltivare
OGM può valere anche per il coltivatore vicino che deve
essere altrettanto libero di poter coltivare OGM-free quando
 ci può essere una soglia di contaminazione al di sopra
del consentito? Allora quali sono e a carico di chi i costi
 affinchè ciò non avvenga? In sintesi si tratta di costi
di assicurazione contro danni a terzi,
l’introduzione di zone buffer OGMfree per il contenimento
 dei fenomeni di contaminazione; il controllo della flora
spontanea a bordo campo per prevenire l’insorgenza di
piante spontanee GM; tutti i costi relativi alla logistica,
 sistemi di pulitura, essiccatura, movimentazione, stoccaggio
 e trasporto separato delle sementi. L’introduzione di
varietà coltivate con tempi di fioritura diversi presuppone
 poi la collaborazione tra agricoltori vicini, e, all’orizzonte
 dei rapporti di buon vicinato, spesso si profilano le aule
di giustizia con ulteriori e pesanti costi. 

Altro ordine di problemi sono i quesiti che rimangono aperti
 sulla SALUTE. Anche a questo livello non si può prescindere
 dall’imprevedibilità in quanto vi è una difficoltà pratica
di ottenere informazioni probanti sull’innocuità di cibi
tramite studi tossicologici classici. Non è la stessa cosa
 che valutare l’attività di pesticidi, additivi o farmaci.
Con l’adozione del principio di “sostanziale equivalenza”
si è tentato di equiparare gli OGM a questi ultimi in modo
 da valutarne solo la composizione strutturale e non possibili
 modificazioni metaboliche collaterali, né l’eventuale comparsa
 di altri determinanti biochimici (frammenti di DNA, proteine
e altre molecole) in teoria imprevisti, ma che in alcuni casi
hanno complicato l’operazione transgenica apparentemente
riuscita (Bizzarri, 2008). In proposito ci sono ricerche che
 pongono un allerta su danni gravi di diversa natura, altri
che li contestano e poi ci sono i dati forniti dai produttori
 che, suggerisce Greenpeace con dettagliata documentazione,
sono quelli che vengono di preferenza utilizzati dall’ente
europeo sulla sicurezza alimentare (EFSA) quando deve formulare
 i pareri scientifici che preludono alle relative autorizzazioni
 a livello europeo.[Greenpeace, Friends of the Earth Europe:
A critique of the
European Food Safety Authority’s opinion on genetically modified
 maize MON810, Brussels, july 2009] 

Su questo aspetto ci sarebbe molto da discutere, soprattutto
 su chi controlla chi ecc., qui ci preme sottolineare che
comunque, per quanto riguarda la salute, molti aspetti
rimangono aperti, e non può essere altrimenti, data
l’impossibilità di descrivere il sistema in termini deterministici.
Solo un accenno alla questione micotossine per le quali
si auspicano gli OGM come soluzione definitiva.
 Le MICOTOSSINE sono prodotti del metabolismo secondario
di muffe e funghi con diversa tossicità (cancerogene,
mutagene, teratogene ecc.), che si producono in
opportune condizioni
microclimatiche di temperatura e umidità (caldo/umido).
 Sono suscettibili di contaminazione molte derrate
alimentari (cereali, semi, frutta e verdura, frutta secca,
 caffè, cacao, spezie…), prodotti derivati e anche
la carne e i latticini possono essere contaminati e la
contaminazione può avvenire a tutti i livelli della filiera.
 Si sostiene che il mais Bt protetto dall’attacco della
piralide
 sarebbe meno suscettibile di sviluppare micotossine.
I dati sembrano essere positivi per un solo tipo
di micotossine, non per l’aflatossina B1 il più
 potente epatocarcinogeno che si conosca; e i
risultati delle sperimentazioni avranno bisogno
di essere confermati da dati raccolti per più anni
 consecutivi.(Pazzi, 2007)
Alla fine di questa breve rassegna circa problemi
e contesto nel quale collocare un possibile
ragionamento intorno agli OGM, si aggiunge
ancora qualche considerazione.
La vita è una complessa rete di relazioni che
si realizzano a diversi livelli di organizzazione.
 Questa affermazione è tanto banale quanto vera.
Scoprire o modificare una molecola e coprirla
 con brevetto non è la stessa cosa che
modificare un organismo e coprirlo con brevetto.
 Queste operazioni implicano "universi relazionali"
 di tipo biologico, fisiologico, antropologico,
in sostanza etico di tipo completamente diverso.
Non tutto ciò che è naturale fa bene e non tutto
 ciò che è artificiale fa male, ma la
BREVETTAZIONE DEL VIVENTE nata dall'approccio
riduzionista e partorito e preteso dall'arroganza d
el profitto va respinto. Molto interessante andare
a rileggersi il dibattito intorno al primo batterio
 brevettato [Jeremy Rikin "Il secolo biotech-il
commercio genetico e l'inizio di una nuova era",
Milano, Baldini&Castoldi 1998]
Restando all'agricoltura come processo continuo
 di selezione di specie più produttive, con
le migliori caratteristiche colturali ecc; gli OGM
 di certo non rappresentano la continuazione logica
del miglioramento selettivo, perchè, per quanto vi
sia l'intermediazione umana, il mezzo per realizzarla
 è decisamente diverso.
Si può "forzare" il genoma a diversi livelli, come
 anche con la tecnica dell'irradiazione, ma gli
OGM scardinano volutamente la diversità e la distanza
 fra specie (il Bacillus thuringiensis probabilmente,
 non sarebbe andato a cedere una sua parte di genoma
alla pianta di mais; di certo un bucaneve non
si sarebbe accoppiato con una melanzana e via
di seguito...) inducendo quegli
assestamenti imprevedibili di cui abbiamo accennato
 all'inizio.
Restano da fare poi, su agricoltura e opportunità
 di colture ogm, tutta un'altra serie considerazioni
 molto importanti che, restando nel nostro ambito
territoriale, vanno dal tipo di agricoltura
che ci serve, (per nutrire uomini e donne,
nutrire animali, nutrire macchine ecc.)
perciò l’agricoltura che vogliamo sulla soglia
della catastrofe ecologica dalla quale, nemmeno
 noi nel nostro piccolo siamo esenti, perchè non
 siamo più esentati dal dover guardare agli eventi
 con gli occhi della complessità invece che con
quelli del riduzionismo.